E’ Fede..

E’ fede, scelta da noi…
C’è chi crede nella scienza e chi nella religione, per dare spiegazioni alle domande…di tutti gli esseri viventi.
Direi che la scienza ha studiato e sta studiando i fenomeni che avvengono sulla terra e nell’uomo.
Ammiro chiunque prova e lotta per capire, ne abbiamo bisogno ed è necessario per crescere sempre di piu’…
La scienza dichiara che ogni fenomeno è reale se osservabile, descrivibile e ripetibile.
La religione dà una risposta verso un qualcosa di superiore a noi, dove la nostra mente non può arrivare con la logica.
Un sorriso infinito che dona Luce a …tutti noi! 

Te e alla tua differenza..

In pricipio era il ritmo: differenza, di notte e di luce, di silenzio e di parola, di movimento e di pausa che ci fa vivere… di lavoro e di riposo, come Dio stesso ci ha insegnato, che ci fara’ amare la vita.

A immagine di Dio siamo stati creati e a Sua differenza. Se Lui e’ creatore noi saremo creativi, non possiamo piu’ dimenticarlo, tradiremo le nostre origini.

La differenza ci dara’ il senso delle cose e degli uomini. Fara’ sorgere come per incanto, il significato di un gesto, di un evento, di una persona.

SE LA SOMIGLIANZA ci invitera’ a sederci accanto a lei, la differenza ci chiamera’ al suo incontro, posando lo sguardo nel nostro davanti a noi,
scopriremo cosi la nostra complementarieta’, la vulnerabilita’ di cui siamo fatti:
noi, non siamo tutto, ma solo un pezzo di vita da vivere con gli altri.
Se ci appassioniamo della differenza,
essa ci trasformera’ ricchi di fecondita’,
che ci parlera’ della vita e del nostro Dio.
Peche’ e’ Lui che ha creato le differenze e le ha amate …
talmente da diventare differente Lui stesso, un uomo come noi.

Noi, infatti, di qualsiasi condizione o nazione siamo uomo o donna,
greco o italiano, francese o portoghese, noi abbiamo tutti gli stessi occhi.
Ma il vostro sguardo differente ha visto cose diverse.
Ecco ormai, il nostro destino:
aprire il cuore ad orizzonti nuovi,
abitare insieme nuovi cieli e terre nuove.

AL TERMINE di questa raccolta, a noi infine un augurio. La somiglianza ci augura una salute sufficente…..per il resto, il Mio augurio sara’ vano: tutto dipende da noi.
Da noi dipende: l’arte di diventare piu’ uomo, consapevole che il tempo fa parte della nostra umanita’,come il tempo d’incontrarsi , il tempo di accogliere il tempo di saper ascoltare…..

Da noi dipende: il prendere sul serio le differenze, che ci accompagnano: ogni uomo , ogni cultura ha una storia, in cammino, una sensibilita’ delle convinzioni propie, differenti.

Da noi scoprire: che comprendere non e’ giudicare, ne saper analizzare,
ma, al contrario, e’ aprirsi all’altro, sentirlo come simile,
perche’, in fondo, non abbiamo forse tutti lo stesso cuore
?
Da noi dipende: la qualita’ di un incontro, saper far posto alla fiducia dell’altro ..
e in cio’ che lui crede, alle idee che trasformano e rendono differenti, al mistero che abita in ciascuno. Di fronte le difficolta’ e alla sofferenza…
Dipendera’ da noi: credere ancor piu’ necessaria la solidarieta’ che ci unisce,
i gesti di riconciliazione, che ci fanno rivivere.

A pensarci bene, e’ propio l’augurio, che desideravo postare oggi, nelle nostre mani.
Per un DOMANI differente e piu’ UMANO.

Pensicchiando…

🥰
🌷
🎶
💞

✏️🗝La matita:

La matita possiede 5 qualità. Se riuscirai a trasporle nell’esistenza sarai una persona in pace con il mondo.

🗝✏️Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che giuda i tuoi passi. Dio! Ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.

🗝✏️Seconda qualità: di tanto in tanto devi interrompere la scrittura e usare il temperino. E’ una azione che provoca una certa sofferenza alla matita, ma alla fine essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare una persona migliore.

🗝✏️Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere una azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo.

🗝✏️Quarta qualità: ciò che veramente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque presta sempre attenzione a ciò che accade dentro di te.

🗝✏️Quinta qualità: lascia sempre un segno. Allo stesso modo tutto ciò che farai nella vita lascia sempre una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione.

Dove la vita mi trascina..

Dove mi porta la vita?……se crediamo  che la pioggia renda tristi, stiamo sbagliando!

La tristezza risiede in se stessi; o sole o pioggia non
fa alcuna differenza, se in noi non splendono i colori dell’arcobaleno..
La vita, che mi ha portato attraverso questi anni…
 è ancora nelle mie mani e nei miei occhi.
Se io abbia saputo dominarla, non so. 
Ma finché dura, essa si cercherà la sua strada..
Buonasera Mondo con il sole nel cuore..

Il Mare e le sue Onde..

Mi trovo a Terracina, sopra una collina, il mio sguardo  e diretto all’orizzonte, guardo…Mi viene in mente una storia che ,tempo fa’  mi fu raccontata. Il mare era molto mosso… le onde andavano ad infrangersi addosso le rocce.

L’Onda piccola dice: -“Oh quanto soffro. Le altre onde sono cosi’ grandi e io sono cosi’ piccina. Alcune onde sono tanto ricche e io sono cosi’ misera”.-

L ‘onda piu’ grande le rispose ” Pensi di soffrire perche’ non hai visto il tuo volto originale”. – Non sono un onda? cosa sono?” disse l’onda piccina.

L’onda e’ solo la tua forma temporanea, in realta’ sei acqua”.

 “Acqua”?. – Quando ti renderai conto che la tua origine fondamentale e’ l’acqua, la tua sofferenza sparira”.

“Oh capisco! Io sono te e tu sei me, entrambi siamo parti di un oceano infinito!  Sarebbe bello capire profondamente questo piccolo racconto, per staccarci dalla vita del mondo un attimo. (Ogni goccia).

Noi uomini ci affliggiamo per i monumenti nella vita che ci siamo creati,… una certa disperazione,

..ci avvolge…

quando si riconoscera’ che anche noi siamo piccole gocce…di un immenso Oceano. L’oceano e’ Dio 

Le gocce siamo noi, siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza… il Suo aiuto, la Sua grazia, il Suo Amore!… Svegliamoci, siamo nati per vivere la nostra vocazione, scoprire il senso della vita!

…Siamo destinati a ricordare da dove veniamo, chi siamo e dove stiamo andando….  La Luce nel mondo e’ nata per noi, -“Gesu'” – accogliamo la vita, con un “SI” appassionato.  Amen  

Dove abita l’Amore?..

L’amore abitava in una casa pavimentata di sole e di stelle e adornata di sole..Un giorno l’AMORE penso’ ad una casa piu’ bella…

Che strana idea quella dell’AMORE!

E fece la terra e sulla terra, ecco fece la carne e nella carne ispiro’ la Vita e nella vita impresse l’immaggine della somiglianza.

La chiamo’ Uomo. E dentro l’Uomo nel suo cuore, l’AMORE costrui’ la sua casa: piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l’AMORE. E l’AMORE ando’ abitare nel cuore dell’Uomo e ci entro tutto la’ dentro perche’ il cuore dell’UOMO e’ fatto di INFINITO.

Ma un giorno..l’UOMO ebbe invidia dell’AMORE: voleva impossessarsi della casa dell’AMORE, la voleva tutta per se’, voleva per se’ la felicita’ dell’AMORE, come se l’AMORE potesse vivere da solo.

E l’AMORE fu scacciato dal cuore dell’Uomo. L’Uomo allora comincio’ a riempire

il  suo cuore, lo riempi’ di tutti i tesori della terra ma era ancora vuoto.L’Uomo triste, si procuro’ il cibo col sudore della sua fronte, ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto…Un giorno l’Uomo..decise di condividere il suo cuore con le creature della terra. L’Amore venne a saperlo…

SI rivesti’ di carne e venne anche LUI a ricevere il cuore dell’Uomo. Ma l’uomo riconobbe l’AMORE e lo inchiodo’ sulla croce.

E continuo a sudare per procurarsi il cibo.  L’AMORE ebbe una idea: si rivesti’ di cibo. si travesti di pane..attese silenzioso.

Quando l’uomo affamato lo mangio’, l’AMORE ritorno nella Sua casa, nel cuore dell’Uomo.

E il cuore dell’uomo fu riempito di vita …perche’ la VITA e’ AMORE!! ( mc)

Siamo consapevoli che nel nostro cuore risiede l’AMORE? Che non e’ nostro ma..donato e vuole essere donato di nuovo.. in un circolo d’Amore nella terra!!

Era la mia terra..ora non piu’..

Veneziani: In treno verso il nulla, stranieri a casa propria Maurizio Blondet 7 Settembre 2023 di Marcello Veneziani – 13 Agosto 2023

L’altra sera ho preso un treno locale tra Foggia e Bari. Ero nella mia terra, dovevo raggiungere il mio paese natale, ho preso l’ultimo regionale della sera. Non ero in prima classe, non leggevo Proust, non ero tra lanzichenecchi, come era capitato ad Alain Elkann ed ero curioso di chi mi stava intorno. Ero l’unico anziano in un treno zeppo di ragazzi, pendolari della movida, che si spostavano per andare a fare nottata in paesi vicini. Ero su una tratta che un tempo mi era famigliare, ma mi sono sentito straniero a casa mia. No, non c’erano stranieri sul treno, come spesso capita nei locali. Ricordo una volta su un locale, ero l’unico italiano tra extracomunitari, in prevalenza neri, con forte disagio perché ero pure l’unico ad avere il biglietto. Stavolta invece ero tra ragazzi dei paesi della mia infanzia e prima giovinezza, eppure mi sentivo più straniero che in altre occasioni. Li osservavo quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze, erano sciami urlanti che agitavano il loro oggetto sacro, la loro lampada d’Aladino e il loro totem, lo smartphone. Si chiamavano in continuazione, la parola chiave per comunicare era “Amò”, ed era un continuo chiedersi dove siete, dove ci vediamo. Era come parlare tra navigatori che si dicevano la posizione. Le ragazze erano vestite, anzi svestite, scosciatissime, come se fossero cubiste o giù di lì, con corpi inadeguati. Era il loro dì di festa, il loro sabato del villaggio, ma in epoca assai diversa da quella in cui Leopardi raccontava l’animazione paesana che precede la domenica. Dei loro antenati forse avevano solo la stessa pacchianeria prefestiva, ma nel tempo in cui ciascuno si sente un po’ ferragnez e un po’ rockstar. Parlavano tra loro un linguaggio basic, frasi fatte e modi di dire sincopati. Mai una frase compiuta, solo un petulante chiamarsi, interrotto da qualche selfie, si mandavano la posizione e si apprestavano a incontrarsi e poi a stordirsi di musica, frastuono, qualche beverone, fumo, e non so che altro. Li ho visti in faccia quei ragazzi, erano seriali, intercambiabili, dicevano tutti le stesse cose, ciascuno in contatto col branco di riferimento. Cercavo di trovare in ciascuno di loro una differenza, un’origine, un qualcosa di diverso dal branco; ma forse erano i miei occhi estranei, la mia età ormai remota dalla loro, però non ravvisavo nulla che li distinguesse, che li rendesse veri, non dico genuini. Eppure parlavano solo di sé, si specchiavano nei loro video, si selfavano, un continuo viversi addosso senza minimamente preoccuparsi di chi era a fianco, insieme o di fronte. Sconnessi. Magari è una fase della loro vita, poi cambieranno; magari in mucchio danno il peggio di sé, da soli sono migliori. Però non c’era nulla che facesse vagamente pensare al loro futuro e al loro piccolo passato, alle loro famiglie, ai loro paesi, al mondo circostante; tantomeno alla storia, figuriamoci ai pensieri, alla vita interiore, alle convinzioni. Traspariva la loro ignoranza abissale, cosmica; di tutto, salvo che dell’uso dello smartphone. Anche i loro antenati, mi sono detto, erano ignoranti; ma quella era ignoranza contadina, arcaica e proletaria, carica di umiltà e di fatica, di miseria e di stupore; la loro no, è un’ignoranza supponente e accessoriata, non dovuta a necessità, con una smodata voglia di piacere e vivere al massimo il piacere, totalmente immersi nel momento. Salvo poi cadere negli abissi della depressione, perché sono fragilissimi. Mi sono detto che i vecchi si lamentano sempre e da sempre dei più giovani, li vedono sempre peggiori di loro e dei loro nonni. Però, credetemi, la sensazione più forte rispetto a loro, era un’estraneità assoluta, marziana: nulla in comune se non il generico essere mortali, bipedi, parlanti. In comune non avevamo più nulla, eccetto i telefonini. Per confortarmi mi sono ricordato di quei rari ragazzi che mi è capitato di conoscere e che smentiscono il cliché: sono riflessivi, pensanti, leggono, studiano con serietà, sanno distinguere il tempo del divertimento dal tempo della conoscenza, hanno curiosità di vita, capiscono l’esistenza di altri mondi e altre generazioni, capaci di intavolare perfino una discussione con chi non appartiene alla loro anagrafe. Però ho il forte timore che siano davvero eccezioni. E mille prove personali e altrui confermano questa impressione. Raccontava un amico che fa incontri nelle scuole che davanti a una platea di trecento ragazzi, chiese loro se leggessero giornali, o addirittura libri, se vedessero qualche telegiornale, se sapessero di alcuni personaggi, non dico storici o i grandi del passato, ma almeno importanti nella nostra epoca. Uno su cento, e poi il silenzio. Hanno perso la loro ultima piazza, il video, ognuno si vede il suo film e la sua serie su netflix o piattaforme equivalenti, segue il suo idolo, ha vita solo social. Qualunque cosa in chiave politica e sociale, storica o culturale, non li sfiora, non li tocca, non desta il loro minimo interesse. Certo, sono sempre le minoranze a seguire attivamente la realtà o a coltivare una visione del mondo e condividerla con un popolo, un movimento, una comunità. In ogni caso non è “colpa loro”, se sono così. E’ anche colpa nostra; anzi non è questione di colpe. E l’impossibilità di comunicare con loro dipende pure da noi. Però, mi chiedo: cosa sarà tra pochi decenni di tutto il mondo che si è pazientemente e faticosamente costruito lungo i secoli, attraverso scontri, guerre, sacrifici, fede, conoscenza, lavoro, lavoro, lavoro? Nulla, il Nulla. Sono questi i cittadini, gli italiani, di domani? Sono forse diversi, e più nostrani, rispetto agli stranieri extracomunitari che sbarcano da noi a fiumi? Tabula rasa, zero assoluto, il postumano si realizza anche senza manipolazioni genetiche, robot sostitutivi, intelligenze artificiali e mostri prodotti in laboratorio. Quel treno della notte non portava da un paese a un altro, portava solo nella notte. La Verità –

Usciamo dal Cimitero..

🌻🍁..Ammirando i nostri politici possiamo dire tranquillamente che il vomito fa ….vomitare di meno. Lasciamo che i morti seppelliscano i morti, noi tiriamo avanti. Noi usciamo dal cimitero e cerchiamo il nostro paradiso. Che l’amore e la bellezza ci tengano per mano lungo questo periglioso viaggio.

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120) 

Dante vuole allentare la paura dell’ignoto dei suoi compagni, ma anche a noi è necessario smembrare la paura che ci attanaglia mentre siamo sballotolati dalla tempesta infernale nella quale ci dibattiamo: dobbiamo remare per uscirne fuori. Issare le vele per liberarcene. Fuori c’è il sole e la calma, e la vita. La malvagità di uno si ripercuote inevitabilmente sugli altri.La chiamo malvagità perché non hanno rubato per fame o per pagare il mutuo.. ma per arricchirsi senza freno. E tanta sete di potere anche questi ultimi che sono abbastanza ignoranti-

Ignorando che la morte prenderà anche loro. Ignorando che siamo acqua ed acqua ritorneremo. Che siamo Cenere e cenere ritorneremo. 

La Fede sola puo’ salvarci …la Fede nel nostro.. Creatore Dio in Cristo Gesu! 🍁🌻🎶🙏

Nascendo…

Per nascere abbiamo bisogno di:

2 Genitori

4 nonni

8 bisnonni

16 trisnonni (trisavoli)

32 tetra- nonni (quadrisavoli)

64 penta – nonni (pentavoli)

128 esa- nonni (esavoli)

256 etta-nonni (eptavoli)

512 Otta-nonni (octavoli)

1024 Enna-nonni (eneavoli)

2048 Deca-nonni (decavoli)

Solo il totale delle ultime 11 generazioni, sono stati necessari 4.094 ANTENATI , tutto questo in circa 300 anni prima che tu o io nascessimo!

Fermati un attimo e pensa …

Da dove vengono?

Quante lotte hanno combattuto?

Quanto sono stati affamati?

Quante guerre hanno vissuto?

A quante vicissitudini sono sopravvissuti i nostri antenati?

D’altra parte, quanto amore, forza, gioie e incoraggiamento ci hanno lasciato?

Quanta della loro forza per sopravvivere, ognuno di loro aveva e ha lasciato dentro di noi in modo che siamo vivi oggi.

Esistiamo solo grazie a tutto ciò che ognuno di loro ha vissuto.

È nostro dovere onorare i nostri antenati!

Autore sconosciuto dal Web

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

ONORNDO GLI ANTENATI

Visualizza i tuoi genitori davanti a te, dietro di loro ai tuoi nonni, dietro i tuoi bisnonni e, così, tutti i tuoi antenati. Includi zii e zie, i nonni.

Una volta visualizzati a ognuno di loro dici:

Oggi voglio onorare tutta la mia famiglia, soprattutto i miei antenati.

Io vengo da voi.

Voi siete la mia origine.

Arrivando prima di me mi avete fornito la strada che oggi percorro.

Oggi vi do un posto nel mio cuore e nel mio sistema familiare.

Oggi onoro quelli che hanno fatto del bene e a quelli che hanno fatto il male.

Quelli che se ne sono andati e a quelli che sono rimasti.

Ai prepotenti e agli abusati.

Ai buoni e ai cattivi.

Ai ricchi e ai poveri.

Ai falliti e a chi ha avuto successo.

Ai sani e ai malati.

A quelli che ho conosciuto e a quelli che no.

A quelli che ce l’hanno fatta e a quelli che no.

Onoro ognuno di voi, soprattutto quelli che, per qualsiasi motivo, sono stati esclusi .

Io non sarei qui se voi non foste arrivati prima di me.

Vi porto tutti con me ad ogni passo e cosa che faccio.

A partire da oggi ogni passo che compio con il mio piede destro lo farò con mio padre e tutta la famiglia di mio padre.

Ogni passo che compio con il mio piede sinistro lo farò con mia madre e la famiglia di mia madre, rispettando le destinazioni di tutti.

Vi chiedo di darmi la vostra benedizione per essere la persona più sana, riuscita, amata, amorevole e di successo del mondo.

Lo farò in vostro onore, portando in alto il nome della mia famiglia e delle mie radici.

Grazie papà, grazie mamma.

Grazie ai miei antenati.

Così è.

Così sia.

Preghiera per gli antenati (WEB)